Categories: dibattito

Eva

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La protezione del design in Italia appare segnata da un curioso paradosso, ove si confrontino due dati emersi nel corso dell’anno appena trascorso.

Ad aprile 2007, con la conversione in legge del d.l. 10/2007, l’Italia si è allineata agli altri paesi della Comunità Europea per la durata della protezione di diritto d’autore sulle opere di design (portata da venticinque a settant’anni). Nel contempo, la “moratoria” che sospendeva l’applicabilità della disciplina a protezione del design introdotta nel 2001 è stata variata nella sua operatività. Non più riferita a chi prima del 2001 aveva intrapreso la fabbricazione o la vendita di prodotti che non erano protetti sulla base della precedente disciplina, ma riferita ai prodotti che nel 2001 non si potevano più considerare tutelabili sulla base della disciplina abrogata. Non ci si è quindi limitati ad applicare il principio di affidamento del terzo, garantendo per 10 anni chi già produceva o vendeva opere di design che sulla base della nuova disciplina sarebbero ricadute sotto la protezione del diritto d’autore, ma si è di fatto eliminata ogni tutela d’autore per quei prodotti che nel 2001 non si sarebbero potuti considerare protetti secondo la disciplina fino ad allora vigente (a dire il vero, assente), senza minimamente considerare se gli stessi prodotti avrebbero potuto accedere alla tutela del design disciplinata dalla nuova normativa.
Con buona pace di nostri maestri del design del calibro di Alessandro Mendini, Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Ettore Sottsass, Antonio Citterio, Gaetano Pesce. I loro pezzi di design realizzati prima del 2001 non avrebbero titolo per accedere alla tutela d’autore, grazie a questa “moratoria”.

Sempre nel corso di quest’anno si è poi letto che, dalle statistiche raccolte dall’OAMI da gennaio 2003 a marzo 2007 e citate dalla rivista World Trademark Review, l’Italia sarebbe il paese dove si sono depositati più modelli che in qualsiasi altro paese europeo. Quattro studi di brevettualisti italiani (di chi da sempre ha privilegiato la fase iniziale della protezione dell’Intellectual Property, del filing) occupano i primi posti di questa particolare classifica.
Un indice che appare controtendenza rispetto alla normativa comunitaria, che ha introdotto con il regolamento n. 2/2001 la tutela del modello non registrato per 3 anni dal primo atto di commercializzazione.
Questa disciplina, direttamente applicabile nel nostro paese, rende superfluo quindi il deposito di quei modelli destinati ad avere un ciclo di vita breve (una collezione di moda, una linea di prodotti stagionali, etc.).
Il dilemma che sorge è questo: è davvero necessario registrare così tanti modelli in Italia? Non sarebbe preferibile garantire una protezione più efficace e mirata, con un occhio di riguardo al design d’autore?

As World Trademark Review recently noted, four Italian trademark attorneys’ offices represent the top filers of EC designs under OHIM statistics (January 1 2003 to 31 May 2007). These data may appear in conflict with the protection of unregistered designs introduced by EC Community Designs Regulation no. 6/2002.

On the other side, in 2007 Italy amended its IP Code in order to avoid an EC infringement procedure for lack of protection of copyrightable design. Notwithstanding the fact that now Industrial Design shall be proctected for 70 years (and not for only 25 years, as it was previously ruled), a moratorium period of ten years will apply to products created before 2001. Therefore the most important Italian classic design products (created by Alessandro Mendini, Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Ettore Sottsass, Antonio Citterio, Gaetano Pesce) will not access to copyright protection, if this provision will be blindly applied.

The above seems a paradox: an apparently excess of filing on one side and a lack of copyright protection for design on the other side.

(IP Faber: we focus on the most useful tools for protecting Industrial Design. Contact us)