Eva

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Le “preziose” carte che da casa Ferrari sarebbero passate alla Mac Laren-Mercedes ha trasformato in un giallo avvincente un tema che riguarda tutte quelle aziende che dispongono di Intangible Assets, dei cosiddetti beni immateriali o di proprietà intellettuale.

Solitamente nel confronto fra la protezione degli asset immateriali brevettuale o attraverso una tutela del segreto si consiglia di propendere verso la prima, essendo i segreti industriali vulnerabili non solo per loro intrinseca natura, ma anche per la difficoltà di portare in un giudizio la prova concreta della loro violazione.

Al contrario, in questo caso – avviatosi con un esposto penale alla Procura della Repubblica di Modena – sembrerebbe che la Ferrari sia riuscita a disporre di un apparato probatorio documentale convincente, grazie anche ad un favorevole gioco della sorte: il passaggio del dossier tecnico segreto dalla Ferrari alla Mac Laren sarebbe transitato attraverso una copisteria britannica, il cui proprietario – appassionato Ferrari – avrebbe segnalato via email a Modena quanto gli era stato richiesto di fare.

Il 26 luglio prossimo, i responsabili della Mac Laren si dovranno presentare a Parigi dinanzi ai vertici FIA per violazione dell’art. 151 (c) dell’International Sporting Code, il quale punisce “ogni condotta fraudolenta o atto che rechi pregiudizio agli interessi di qualsiasi competizione sportiva o degli sport automobilistici in genere”.

Qualora la federazione internazionale automobilistica dovesse riconoscere la responsabilità della Mac Laren per i fatti contestati da Modena, la posta in gioco non sarà data solo da possibili sanzioni disciplinari a carico della casa automobilistica inglese, ma potrebbero anche prefigurarsi successive domande risarcitorie, presso le competenti sedi civili, per danni di non lieve entità.